IL CILIEGIOLO DI TENUTA MONTAUTO

Come tutti i vitigni il Ciliegiolo è un interprete del proprio territorio; un territorio particolarmente vocato, questo, poiché esposto alle brezze di mare con repentine escursioni termiche su un terreno ricco di scheletro e minerali. Qui, il Ciliegiolo viene allevato da circa 15 anni su spalliera a cordone speronato, con impianti di circa 3300 viti per ettaro. Vendemmiato a mano a inizio settembre, dopo un’accurata selezione delle uve viene sottoposto a una soffice pressatura. La fermentazione, in tini di acciaio inox a una temperatura di 28°C, la macerazione, di circa 15 giorni e l’affinamento per un 30% in tonneaux ed il restante in acciaio per circa 10 mesi restituiscono un vino che nell’annata 2017 profuma di fragole mature, di mirto, e macchia mediterranea.

ABBINAMENTI DI MAREMMA

Il Ciliegiolo di Tenuta Montauto è un vino decisamente versatile, ha delicatezza e autorevolezza, due anime che lo rendono molto disinvolto con alcune preparazioni toscane a base di carne: dalla succulenta carnosità del filetto di Chianina alla delicatezza delle carni bianche da cortile, come il pollo ruspante, cotto magari sulla griglia. Ciò detto, il Ciliegiolo sta benissimo anche con alcuni molluschi in preparazioni saporite come il Cacciucco o con le cozze in umido. A voler assecondare l’amore tutto maremmano per le lumache, poi, bisogna sottolineare che il Ciliegiolo di Tenuta Montauto va d’amore e d’accordo con questa particolare pietanza, con cui rima e per mineralità e per incisività di sapore.

FOCUS

Origine

Il Ciliegiolo è un vitigno appartenente all’Italia centrale: è coltivato in Liguria, Toscana, Marche, Abruzzo e Lazio. La sua zona d’origine, tuttavia, è proprio la Toscana, dove questo vitigno si diffuse forse approdando dalla Spagna verso la fine del 1800. Il professor Giulio Racah sostiene che possa essere stato portato nella regione dai pellegrini di ritorno dal Santuario di Santiago di Compostela e, con lui, questa teoria è stata condivisa anche da altri studiosi. Tuttavia, nessuna ricerca ha appurato somiglianze tra il Cilegiolo e le viti spagnole, mentre, a questo particolare proposito, le analisi condotte sul suo DNA hanno evidenziato che l’origine del Ciliegiolo vada ricercata presso alcune varietà autoctone italiane, in particolare quale esito di incroci con alcune specie campane evidenziando tra le altre cose che proprio il Ciliegiolo sarebbe all’origine del ben più famoso Sangiovese. Altri studiosi, invece, lo citano in comparazione col Montepulciano, il Canaiolo e, ancora una volta, col Sangiovese, di cui sarebbe, come detto, un genitore.

Morfologia e vigoria

A livello morfologico, il vitigno si presenta con grappoli di grandi dimensioni, compatti e allungati in forma piramidale, spesso alati; ha foglia medio-grande, forma pentagonale, trilobata o pentalobata. Le bacche sono di dimensioni piuttosto grandi, sferiche, con una bella buccia pruinosa mediamente spessa e dal colore nero con riflessi violetti. La loro polpa è succosa, dal sapore semplice ma assai gradevole.

A livello produttivo, si tratta di una pianta vigorosa, che consente vendemmie elevate e costanti, in grado di adattarsi a qualunque situazione. Va però detto che il Ciliegiolo prospera di preferenza su terreni collinari moderatamente fertili e climi caldi e asciutti, che garantiscono un migliore equilibrio vegetativo e produttivo. La ridotta fertilità basale, comunque, suggerisce di evitare potature corte e, di preferenza, potature a basso impatto in quanto le gemme basali sono, si diceva, poco fertili.
Il Ciliegiolo è dotato di una buona vigoria e matura precocemente. Per raggiungere buone rese costanti, oltre alla potatura, deve essere piantato su colline poco umide dai climi secchi e caldi. Ha però anche la capacità di maturare anche in alta quota, dove è spesso molto apprezzato.

Il vino

Il Ciliegiolo mutua il nome dal colore e dal caratteristico aroma del vino che se ne ricava che, per appunto, dovrebbe richiamare la ciliegia. E benché si tratti di un vitigno molto espressivo in grado di dare vita a vini di stoffa e di carattere, complice anche il largo uso che se ne faceva per la produzione del vino novello, esso ha incontrato scarsissima fortuna negli anni recenti, tanto che oggi la sua superficie di coltivazione è scesa sotto ai 5.000 ettari. Così, nel tempo esso si è accreditato, nell’immaginario di molti produttori, col ruolo di vitigno comprimario, soprattutto al Sangiovese, col quale veniva utilizzato in assemblaggio e sempre in percentuale minoritaria. A Tenuta Montauto, dopo un percorso empirico fatto di prove tanto in vigna quanto in cantina, abbiamo identificato e dunque tracciato la strada per vinificarlo in purezza. Il nostro Ciliegiolo, in particolare, si è dimostrato un vitigno molto duttile in grado di dare vita a vini freschi e profumati oppure, aumentando il periodo di macerazione sulle bucce e facendo sostare una percentuale di vino in barrique, ne ricaviamo oggi un nettare gioviale, tanto nitido quanto complesso nei suoi sentori di frutta rossa, agrumi, spezie ed erbe officinali quanto spensierato e facile da bere.

Per questo motivo si sta assistendo, negli ultimi anni, a una timida ripresa del vitigno che, complice l’ascesa dei vitigni autoctoni e della viticoltura delle minoranze sta ricevendo maggiore interesse rispetto al passato, tanto che sono sempre più i produttori che vi si cimentano, finalmente anche in purezza. In questi rari casi il vino ha un bel colore rubino con brillanti venature viola, di buona gradazione in alcol, con profumi complessi e fini e palato strutturato, dal corpo pieno. Generalmente si tratta di vini da bere giovani grazie alla bassa acidità, che li rende morbidi alla percezione al palato, ma che riescono anche ad invecchiare qualora i produttori lo richiedano. Il vino allora si fa intenso e complesso, e le note di ciliegia si sviluppano declinandosi in sentori di sottobosco, tocchi di prugne e marasche e frutti di bosco in confettura.

Il territorio

Sul territorio italiano il Ciliegiolo viene denominato con alcune locuzioni provenienti da retaggi o credenze passate, che gli hanno consegnato nomi come Aleaticone di Spagna, Ciliegiolo di Spagna, ma anche Reno, Santa Maria nero e Canaiolo romano.
Il Ciliegiolo viene vinificato in purezza nelle DOC Maremma Toscana Ciliegiolo, Golfo del Tigullio Ciliegiolo, Val di Cornia Ciliegiolo, Rosso Orvietano Ciliegiolo, Controguerra Ciliegiolo.
Ciò detto, il Ciliegiolo può essere vinificato anche in bianco o con macerazioni leggere per produrre vini rosati dotati di freschezza e leggeri profumi fruttati. Questa sua caratteristica fruttata lo ha portato ad essere impiegato anche per i Chianti DOC.