Azienda vitivinicola

Le strade di Montauto sono antiche, percorrono e conducono a luoghi estranei dai flussi di traffico. Qui la Toscana è unita all’alto Lazio dalla memoria etrusca e dalla natura. Da una parte Vulci, dall’altra Manciano, Saturnia e Pitigliano. Ma, pur essendo vicini, i paesi sono una realtà diversa, in qualche modo spostata.

A volte si può lasciare senza abbandonare. Riccardo Lepri si è laureato in economia ed è andato lontano dalla campagna. La distanza può servire a capire il valore del distacco e allora, a volte si ritorna, più forti e convinti, più innamorati.

Riccardo tornò a casa, da un giorno all’altro. Andò da suo nonno e gli disse che avrebbe voluto occuparsi dell’azienda di famiglia. Il nonno non si fidò. Volle verificare le sue motivazioni e lo sottopose ad un anno di tirocinio che assomigliava molto di più ad un addestramento marziale da caserma: sveglia alle 6 del mattino e lavoro duro fino al tramonto. Marciare e marciare, imparare e imparare. Un anno nel quale non mancarono scontri e sfuriate tra nonno e nipote che, giorno dopo giorno, capivano di assomigliarsi moltissimo anche se mai lo avrebbero ammesso.

Un anno nel quale Riccardo divenne padrone della materia ancor prima che della terra e scoprì la grande emozione di produrre il vino, di entrare a far parte di un rito che si ripete dalla nascita della cultura umana. Lungo la strada tracciata dal nonno, in mezzo ai vigneti più vasti della bassa Maremma, si è formata così una nuova generazione di viticoltori.

Nel 2002 uscì così la prima annata firmata da Riccardo il quale dimostrò che vitigni come il Sauvignon potevano essere, anche, made in Maremma. Non era un sacrilegio né un miracolo: era una realtà.

Lo stemma dell’azienda, la lepre, è l’estensione del cognome di Riccardo Lepri, che oggi incarna il futuro aziendale. L’oro del suo manto, la vocazione di un territorio tradizionalmente considerato rossista nei confronti dei vitigni a bacca bianca, Sauvignon in prima fila. Ma è anche la velocità, di pensiero e d’azione di questa dinamica ancorché tradizionalissima azienda che la lepre vuole rappresentare.

Il nonno colonnello, nell’orgoglio muto di chi è felice che il suo lavoro venga perpetrato dalla sua famiglia, teneva incorniciato un articolo di giornale che racconta il successo del nipote nel mondo dei vini. Il nipote, maledice di aver scelto questa strada piena di fatica e, contempo, è convinto che questa sia la cosa migliore mai fatta.